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Periodo inglese

Filmografia del periodo inglese

1925 – Il labirinto delle passioni (The Pleasure Garden)
1926 – L’aquila della montagna (The Mountain Eagle)
1927 – Il pensionante (The Lodger: A Story of the London Fog)
1927 – Vinci per me! (The Ring)
1927 – Il declino (Downhill)
1928 – La moglie del fattore (The Farmer’s Wife)
1928 – Virtù facile (Easy Virtue)
1928 – Tabarin di lusso (Champagne)
1929 – L’isola del peccato (The Manxman)
1929 – Ricatto (Blackmail)
1930 – Giunone e il pavone (Juno and the Paycock)
1930 – Omicidio! (Murder!)
1931 – Fiamma d’amore (The Skin Game)
1931 – Ricco e bizzarro (Rich and Strange)
1932 – Numero diciassette (Number Seventeen)
1934 – Vienna di Strauss (Waltzes from Vienna)
1934 – L’uomo che sapeva troppo (The Man Who Knew Too Much)
1935 – Il club dei 39 (The 39 Steps)
1936 – Amore e mistero (Secret Agent)
1936 – Sabotaggio (Sabotage)
1937 – Giovane e innocente (Young and Innocent)
1938 – La signora scompare (The Lady Vanishes)
1939 – La taverna della Giamaica (Jamaica Inn)

Parte prima: il periodo inglese, formazione (1925-1939)

Intorno ai vent’anni Hitchcock, nato e cresciuto nell’East End, iniziò a lavorare a Islington (“la città del cinema” nella Londra di allora) in un’azienda cinematografica inglese affiliata alla Paramount americana coprendo una serie di ruoli: da disegnatore delle didascalie a sceneggiatore, poi da aiuto regista a regista.

Imparò tutto sulla tecnica cinematografica, dagli obiettivi delle macchine da presa alla fotografia, dalla sceneggiatura al montaggio e all’utilizzo degli effetti speciali.

La sua abilità come disegnatore diventerà decisiva nei suoi famosi “Storyboard”, le inquadrature disegnate e poi rispettate spesso con rigore durante le riprese.

A Islington incontrò la persona più importante della sua vita: Alma Reville, già affermata sceneggiatrice, che sarà sua futura moglie e per sempre la sua più fidata collaboratrice.

Nella fase di apprendistato Hitchcock frequentava i cinema londinesi, prediligendo il cinema americano di Griffith, Chaplin, Keaton, Fairbanks e Pickford, decisamente più moderno nella tecnica narrativa di quello inglese, secondo lui piuttosto scialbo; per quanto riguarda invece lo stile visivo si ispirò al sovietico Ejzenstejn per il montaggio e dai i grandi maestri tedeschi Fritz Lang e Murnau imparò tutto sull’uso della luce e dei movimenti di macchina.

Dopo due primi film sperimentali girati nel 1925, l’anno successivo realizza il suo primo grande successo (già poco dopo l’uscita nelle sale fu considerato il miglior film di sempre in Gran Bretagna) ispirandosi alle atmosfere espressioniste tedesche: The lodger-Il Pensionante (1926), un film gotico vagamente ispirato alla storia di Jack lo squartatore, ambientato nella nebbia londinese e interpretato dal divo inglese dell’epoca Ivor Novello, che interpreta un uomo ingiustamente accusato di essere un serial killer.

Questa pellicola è rimasta nella storia soprattutto per il soffitto trasparente voluto dal giovane cineasta che rende l’angoscia del protagonista visibile ai padroni di casa del piano terra. The lodger è anche il primo lavoro che Hitchcock firma con i suoi celeberrimi cameo (qui lo vediamo nella redazione di un giornale), le sue brevi apparizioni che perdureranno fino al suo ultimo film.

Nel 1929 gira L’isola del peccato, un melodramma impregnato di colpa, perbenismo e torbido sentimento, un triangolo amoroso ambientato nell’Isola di Man alquanto audace per il periodo.

Ma il vero battesimo dell’Hitchcock’s touch avviene con Blackmail-Il ricatto (1929): Alice (Anny Ondra), che rappresenta l’embrione della “sensuale bionda hitchcockiana” (nel periodo d’oro arriveranno Grace Kelly, Kim Novak, Eve Marie-Saint, Janet Leigh e Tippi Hedren), cede alle lusinghe di un pittore gentiluomo (Cyril Ritchard), il primo psicopatico “sofisticato” (come saranno in seguito lo zio Charlie ne L’ombra del dubbio o Norman Bates in Psycho), il quale invita la ragazza nel suo atelier ma quando cerca di stuprarla Alice lo uccide; in questo caso, ovviamente, l’assassina ha dalla sua la complicità e la simpatia del pubblico.

In Blackmail entra in scena anche la passione del regista per i luoghi-simbolo della storia o dell’arte: una delle ultime scene è infatti ambientata al British Museum di Londra.

Iin futuro avremo La statua della libertà come spettacolare epilogo de I sabotatori, il Golden Gate in La donna che visse due volte, i il Monte Rushmore in Intrigo Internazionale, il centro di Londra in Frenzy.

Dopo alcune pellicole non memorabili arriva un film molto apprezzato negli Stati Uniti che sarà il trampolino di lancio dell’avventura hollywoodiana del regista londinese, The Man Who Knew Too Much – L’uomo che sapeva troppo (1934) e che avrà un remake nel 1956 decisamente più interessante.

L’anno seguente è la volta del film più importante, insieme a The Lodger, del periodo inglese: The 39 Steps – Il club dei 39 o I trentanove scalini, del 1935. Fonte del film è l’omonimo romanzo di John Bunchan, scrittore e politico scozzese molto apprezzato dal regista. Il fllm si contraddistingue per il caratteristico humour sofisticato del regista.

Le ossessioni del “Maestro del brivido” sono condensate in circa 90 minuti di ottimocinema: le fughe spettacolari di un uomo ingiustamente accusato, Richard Hannay (interpretato da Robert Donat), inseguito dalla polizia insieme a Pamela (Madeleine Carrol) alla quale ha “trasferito” la sua (non)colpa.

Il MacGuffin ovvero l’espediente narrativo, che in questo film è una oscura organizzazione (appunto “il Club dei 39”) serve solo per mandare avanti la storia ma è quasi insignificante ai fini racconto visivo ideato da Hitchcock (altri esempi di “MacGuffin” sono: l’uranio di Notorious, un microfilm in Intrigo Internazionale, una formula matematica in Sipario strappato).

Hitchcock e Charles Bennett avevano nel frattempo iniziato a lavorare al trattamento del successivo film, che si basava sulla versione teatrale di un breve racconto di spionaggio di Somerset Maugham. Secret Agent –L’agente segreto (1936) fu il terzo film consecutivo di spionaggio, ma anche “il più chiaro apologo morale di Hitchcock” (Spoto) nell’affrontare un doppio dilemma morale di un Amleto contemporaneo, una spia riluttante costretta a prendere decisioni difficili.

Gli agenti segreti sono per Hitch uomini che hanno intenzioni e sentimenti contrastanti e vengono da lui utilizzati per esprimere quel suo senso di inadeguatezza e il suo disagio, dovuti al fatto che il suo peso aveva superato i centoquaranta chili.

Tra gli ultimi lavori in Inghilterra merita una nota Young and Innocent – Giovane e innocente (1937) in quanto la pellicola contiene, secondo Rohmer e Chabrol,

“La più bella carrellata in avanti di tutta la storia del cinema”, nella scena in cui i protagonisti, ovviamente accusati ingiustamente, cercano l’assassino (che ha un tic all’occhio) in una sala da ballo. Lo spettatore scopre l’omicida prima dei personaggi grazie alla macchina da presa che, collocata ad un’altezza di quaranta metri, scende fino all’orchestra, poi inquadra il batterista, poi il suo viso, poi “la macchina cerca i suoi occhi, li trova, li isola. L’occhio destro sbatte la palpebra”.

In questo film il regista ha sviluppato la tematica del vedere: sono infatti molti i riferimenti all’alterazione della percezione visiva, come il gioco della mosca cieca, il furto degli occhiali, gli occhi dell’assasino che sbattono senza controllo (tematica che approfondiremo in riferimento ad altri film successivi).

Altra tematica è quella della finzione e del travestimento: il cattivo suona nell’orchestra vestito di nero, la vittima è un’attrice, Hitchcock stesso veste i panni di un fotografo all’esterno di un tribunale (uno dei suoi camei).

Due anni dopo, dopo aver girato Jamaica Inn – La taverna della Giamaica (1939), Hitch parte insieme alla moglie Alma e alla figlia Patricia alla volta degli Stati Uniti d’America, dove lo attende il grande produttore David O’Selznick.