James Stewart come alterego di Hitch

James Stewart come alterego di Hitch

Nel film James Stewart è il perfetto ed evidente alter-ego di Hitchcock.

Le domande inquisitorie di un uomo che cerca non solo di risolvere un mistero e salvare una donna, ma anche esercitare il controllo, corrispondono alle lunghe riunioni private che Hitchcock aveva tenuto con le sue attrici preferite: Madeleine Carroll, Joan Fontaine, Ingrid Bergman, Grace Kelly e Vera Miles e che avrebbe raggiunto il suo apice con la sua ossessione per Kim Novak.

Vertigo è l’analisi più profonda offerta di Hitchcock sulle forze opposte, il tema del doppio viene qui dipinto come scontro di impulsi contrari (che derivano dal ciclo vergogna-paura-colpa) ma anche come attrazione-repulsione verso la bellezza di un’attrice del cinema, che altro non è che un’illusione.

L’attrice rappresenta per il regista l’oggetto di inganno e desiderio, come emerge nelle scene in cui Stewart si avvicina alla donna dopo averla riconosciuta: gli impulsi sono di tipo sessuale, ma i gesti sono ghiacciati dalla paura; il personaggio fa esattamente ciò che Hitchcock aveva fatto con le attrici che amava di più.

D’altro canto, la bellezza delle sue attrice è uguale solo alla loro freddezza, divenuta sinonimo di donna hitchcockiana.

Un aspetto da sottolineare è la scelta, da parte del regista, di discostarsi dal libro anticipando a circa mezz’ora dalla fine la soluzione della storia.

La confessione anticipata della protagonista appare quasi una scena inserita frettolosamente (anche se non è cosi) per informare lo spettatore, che però in questo modo si perde la suspense creata dall’inizio del film.

Allo spettatore non resta che concentrarsi maggiormente sulla figura doppia della protagonista, staccandosi così da quella del protagonista, che vediamo agire in modo sempre più ossessivo e feticista.

Leggi anche:

 

Sara Soliman